Like Father Like Son - La Recensione

E' un argomento tutt'altro che semplice quello su cui pone la lente d'ingrandimento "Like Father Like Son", un quesito intrigante, con cui parallelamente nessuno vorrebbe trovarsi mai a fare i conti.

I figli sono di chi li genera o di chi li cresce?
Capire se il tipo di connessione che unisce i genitori alla prole derivi da una forma esclusivamente educativa o, al contrario, sia definita inseparabilmente dai geni e dai cromosomi è ciò che accade al padre protagonista quando scopre che il figlio che ha cresciuto fino a quel momento in realtà non gli appartiene biologicamente, poiché vittima di uno scambio avvenuto in ospedale appena dopo la nascita, e sul quale vien fatta luce solo a sei anni di distanza, quando per limitare i (gravi) danni ormai è già troppo tardi ed il rischio di generare traumi irreparabili è enorme. Il caso, o non proprio quello, vuole che le due famiglie coinvolte nell'incidente appartengano a ceti sociali diametralmente opposti e che il loro modo di allevare i figli, forse subordinato forse no alla loro ricchezza, sia assolutamente disuguale l'uno dall'altro, un fattore che assumerà ruolo decisivo dal momento in cui il tentativo dei coinvolti sarà quello di voler rimediare alla disgrazia effettuando di nuovo lo scambio.

Come suggerisce il titolo, il regista Hirokazu Koreeda convoglia la sua attenzione allora sul rapporto tra padre e figlio e, senza dimenticare le conseguenze che un evento simile scatena anche addosso alla figura di una madre, con “Like Father Like Son” mette i fari fissi della camera contro il cinismo del protagonista interpretato da Masaharu Fukuyama – un padre tanto lavoro e poca famiglia – e contro la sua inflessibile convinzione che sia giusto educare i figli con metodi piuttosto militareschi, privi di qualsiasi forma di affezione o accondiscendenza. Dentro di lui la scoperta spiazzante per qualsiasi tipo di genitore assume la forma di una liberazione, di un peso covato a lungo e finalmente giunto a galla, lo conduce ad unire i puntini di un disegno ora dal sapore ovvio e a trarre somme insinuate e ancor più sperate quando, spesso, gli pareva impossibile scorgere nel figlio egli stesso.

Vissuto sotto un forte senso morale "Like Father Like Son" può far male per snervante scorrettezza. Con dolore assordante, ma tollerato alla vista, affronta scelte umanamente dure ostentando distacco, scambia figli come oggetti, mette madri incolpevoli sotto accusa, passando poi su padri troppo esigenti ed infine, per non risultare troppo robotico, opta per l’ammissione - tramite la figura dell’altro padre, assai più presente e amorevole - del predominio dell'elemento affettivo su quello genetico, pur non rinnegando mai quest’ultimo categoricamente.

Koreeda perciò più che rispondere alla critica domanda che chiede se un figlio venga definito dai geni o dall'educazione impartita preferisce spingere il pedale dell'acceleratore sui sentimenti, su quanto alcuni errori compiuti dai padri ricadano sui figli, e risolvere uno sbaglio umano generato proprio a causa dei sentimenti con la riscoperta dei sentimenti stessi, riappacificando un uomo con la propria persona, la propria famiglia e il proprio bambino. Ed evitando soprattutto facili trappole o facili soluzioni.

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