G.I. Joe: La Vendetta - La Recensione

Che un certo tipo di cinema sia acqua passata - per non dire morta addirittura - e che adesso anche il più insulso lavoro di intrattenimento deve portare con sé fondamenta robuste e articolate, è una realtà imprescindibile che a "G.I. Joe: La Vendetta" o sfugge o fa finta di non vedere. Il seguito che continua le vicende di "G.I.Joe: La Nascita dei Cobra" – ma che potrebbe tranquillamente compiersi anche ignorandolo - sembra infatti aver perduto gli ultimi dieci anni di evoluzione che il suo genere ha avuto al cinema, che nel frattempo, intanto, continua a maturare migliorandosi di continuo.

Il regista Jon Chu sa perfettamente in che direzione collocare la sua pellicola ed infatti ci si inserisce in tronco, senza se e senza ma. "G.I. Joe: La Vendetta" basa la sua intera natura sull'azione, la spettacolarità e i muscoli dei suoi protagonisti, tralasciando l'importanza di una sceneggiatura scritta in maniera concreta e accontentandosi di averne un abbozzo, così, tanto per poter procedere e agire d'istinto. Diventa allora praticamente scontato il tipo di riscontro a favore di pubblico che una scelta simile può comportare, padrona assoluta di discontinuità narrativa e pronta a gonfiarsi nelle bellissime e architettate scene di puro intrattenimento come a sgonfiarsi, ovviamente, quando a stare al centro dell'attenzione deve esserci quella trama flebile, superficiale e costretta purtroppo a spiegare le vele per dare il via a nuove spettacolari scazzottate o battaglie.

E' fattore programmabile allora che avere degli alti e bassi così diversificati tra loro trascini l'intero contesto a perdersi per poi ritrovarsi fino a perdersi ancora, in un valzer di sbadigli e occhi spalancati che si danno il cambio per tutta la giostra. Chu probabilmente conosce benissimo il copione che ha tra le mani e cerca di ricavarne il massimo sia per tornaconto personale e sia per favorire quella parte legata al box office, ma tirando le somme di questo secondo capitolo di G.I. Joe resta a fuoco solamente la straordinaria battaglia nel vuoto tra le montagne innevate in cui anche l'uso del 3D trova per l'unica volta una collocazione precisa e salutare.

L'aver tentato di rifarsi alle orme dei film di Bruce Lee è servito quindi solamente a tardare di pochissimo un destino che a più di qualcuno appariva già scritto e inevitabile, visto che lo stato zoppicante di questo franchise è talmente evidente e doloroso ormai da essere diventato irreversibile. Channing Tatum ha già salutato, Dwayne Johnson e Bruce Willis hanno deciso di crederci ancora, ma come fu per "I Fantastici 4" anche per gli uomini di Joe sembra essere molto più vicina la cancellazione che l'ulteriore promozione ad un terzo capitolo.
Certo, miracoli a parte.

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