Noi Siamo Infinito - La Recensione

A trascendere la sua destinazione oltre il pubblico adolescente non ci prova nemmeno "Noi Siamo Infinito" e si può dire che faccia bene, considerando il rispetto e il sentimento con cui sceglie di colorare il suo cerchio proporzionato e privo di imperfezioni. La creatura che Stephen Chbosky ha prima pubblicato in un libro e poi, a distanza di tredici anni, ha deciso di portare al cinema, affronta i drammi e le difficoltà dei teenagers senza mai cadere in stereotipi o in retoriche a buon mercato e guadagnandosi, pertanto, anche l'amore di quel pubblico che adolescente ormai non lo è più ma a cui non dispiace riavvolgere la memoria e ricordare vividamente una fase della propria vita a cui è rimasto interiormente legato.

Ci sono dei limiti però con cui, purtroppo, "Noi Siamo Infinito" deve convivere, dovuti più che altro, all'esistenza di prodotti speculari che hanno saputo affrontare, con maggior profondità, e ben oltre il pubblico adolescente, i suoi stessi delicati argomenti. Si capisce di getto che il lavoro di Chbosky è un lavoro personale, formatosi dall'accumulo di esperienze vissute e dolori provati in prima persona - magari non proprio tutti, si spera - e forse proprio per questo in grado di fissare quello spirito che va ad incidere oltre il canovaccio classico consumato dagli esemplari di pellicole portatrici di queste tematiche. A fuoriuscire di netto allora, e in maniera sentita, stavolta sono i bisogni più grandi, i sentimenti fondamentali, quelli che ci aiutano a sentirci meglio e che non si esauriscono mai neppure passando da un’età all'altra e sono l’amicizia e l’amore. L’esigenza dei personaggi di fruire di questi impulsi è talmente forte da scavalcare addirittura la facciata autentica o illusoria del caso, mossi dalla smania di assorbire quegli affetti scaccia-dolore per guarire - temporaneamente magari – dall'autoconsiderazione sconfortante di giocattolo difettoso.

Incanalando perciò la sua intera carica su fondamenta emotive, "Noi Siamo Infinito" si scopre davvero impressionante sulla scelta di un cast giovanile di grandissimo talento e interesse. Un trio d'attori giovani, con un passato più o meno noto alle spalle e la volontà, per alcuni, di scrollarsi di dosso eredità pesanti. Emma Watson non poteva iniziare meglio il processo di eliminazione contro Hermione, e altrettanto vale per Logan Lerman, reduce dai non memorabilissimi “Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo" e “I Tre Moschettieri”. L'unico che veniva da qualcosa di notevole, e doveva evitare incappamenti, era Ezra Miller, che dopo lo splendido "E Ora Parliamo di Kevin" si ritaglia un ruolo da mattatore che lo fa oscillare tra momenti comici e di puro dolore.

Il primo operato cinematografico di Stephen Chbosky tende a voler imprimersi e a ritagliarsi un posticino nel cuore dello spettatore con fare molto umile e senza utilizzo di alcuna prepotenza o manipolazione. Tuttavia la sorte riservata a pellicole di questo archetipo impiega più tempo del solito nel dire la sua e sentenziare un giudizio. Di conseguenza se “Noi Siamo Infinito” avrà le carte in regola per diventare un manuale di riferimento per gli adolescenti, un cult, o semplicemente uno dei tanti film su un età complicata potrà essere solo il futuro a dircelo. Ciò che possiamo fare noi è guardare al presente e ascoltare la nostra reazione.

Trailer:

Commenti

  1. magari è presto per dirlo, ma mi sa che ha buone possibilità di diventare un cult...

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