Dark Shadows - La Recensione

Quello di "Dark Shadows" è un Tim Burton tornato (finalmente?) alle vecchie atmosfere, le stesse accarezzate durante i primi anni della sua carriera e considerate ancora oggi, tra i fan più accaniti, le migliori della sua filmografia. Nelle ultime uscite infatti ("La Fabbrica del Cioccolato", "Sweeney Todd" e "Alice in Wonderland") era evidente quanto la sua poetica si fosse orientata, per certi aspetti, verso sentieri un po’ sganciati rispetto ai consueti cui era solito camminare. Non a caso uno dei primissimi motivi che sorprende in maniera davvero positiva di questo suo ultimo lavoro è legato proprio all'opportunità concessa allo spettatore di riapprezzare un Tim Burton nuovamente propenso a divertire (e a divertirsi), ironizzando e giocando col genere horror come non gli capitava da lungo tempo.

Sebbene non è possibile parlare di prodotto Burtoniano di razza, la scelta di aver attinto alla serie televisiva anni sessanta creata da Dan Curtis, con omonimo titolo, si dimostra in brevissimo tempo brillante e azzeccata per il regista di "Edward Mani di Forbice". La rappresentazione della famiglia Collins infatti si incanala alla perfezione coi modelli anticonvenzionali a cui Burton ha sempre fatto riferimento nelle sue storie e l’avere a disposizione questa volta un protagonista vampiro non sembra mai deviarlo nella possibilità di cadere in dei facili stereotipi. Perché il Barnabas di Johnny Depp è un vampiro atipico, maledetto, indaffarato dal suo unico scopo di restituire al cognome della sua famiglia la fama e lo splendore avuti un tempo e adesso perduti. Così, il ricongiungimento del "mostro" alla sua stirpe avvia confronti tra generazioni e creature, originando oltre a un piacevole humour di fondo anche una serie di contrasti tra mostro e uomo dove è sempre il mostro ad uscire più umano dell'essere umano stesso mentre l'essere umano è costretto a emergere nella sua massima sete di potere, avidità e impudenza, risultando, paradossalmente, creatura temibile e pericolosa.

Ma l’importanza dei valori per Burton è qualcosa di infinitamente sacro e qui lo rimarca spesso attraverso il ruolo del sangue, non più vincolato esclusivamente alla rigenerazione vitale del suo protagonista ma connettore capace di istituire un legame indissolubile con la propria discendenza. In esso Barnabas coglie il senso di protezione da conferire alla sua famiglia e stabilisce l’intrigante duello con l'incantevole strega Angelique Brouchard (una spettacolare Eva Green), fautrice del suo incantesimo e in guerra aperta coi Collins fino a che lui non si decida a donargli amore eterno. Insieme i due danno letteralmente il meglio di loro stessi rendendosi protagonisti di un paio di scene destinate a rimanere nella mente dello spettatore per lungo tempo.

Insomma, “Dark Shadows” sa rendersi senza alcun dubbio meritevole di essere visionato, porta in sé moltissimo degli elementi distintivi del suo regista e conosce abbastanza bene i metodi per intrattenere senza fatica. Tim Burton si riscopre a suo agio in delle vesti che aveva temporaneamente accantonato, non sarà ai suoi massimi splendori eppure rimane comunque un gran bel vedere.

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