Belli e (im)Possibili: The Grey

Coloro che lo adorarono vivacemente nelle vesti di Bryan Mills nell’action-thriller di Pierre MorelIo Vi Troverò” faticheranno abbastanza a riconoscere Liam Neeson in funzione di preda anziché predatore nel survival-thriller di Joe Carnahan: “The Grey”.

Il suo John Ottway infatti non pare proprio la persona più adatta a salvare vite e a non arrendersi mai, tanto è vero che bastano pochissime scene per vederlo tentare il suicidio fra le innevate terre isolate e deserte dell’Alaska. Ingaggiato da una compagnia petrolifera del posto come cacciatore di lupi, durante uno spostamento in aereo insieme a un gruppo di colleghi-operai si risveglia superstite del volo in compagnia di pochi altri. Dispersi nel niente i sopravvissuti dovranno adattarsi a resistere oltre che al freddo insostenibile anche a una minaccia ancor più temuta: l’attacco di un branco di lupi della zona determinati a rivendicare prepotentemente il comando sulla loro terra.

Ma nell’intelligente pellicola diretta da Joe Carnahan nulla è scontato, casomai lasciato al caso, quindi può accadere che colui che voleva farla finita si autoelegga tacitamente leader del gruppo e si batta prepotentemente coi suoi simili affinché la debole unione istituita non si vada a sbriciolare autonomamente a causa di piccoli screzi ma invece lotti a piene forze, salda fino all’ultimo respiro per la sopravvivenza.
Mettere l’uomo alle strette, lasciar cadere ogni suo ruolo e identità e riportarlo così alla semplice versione di individuo impegnato nella difesa della propria specie, apre inesorabilmente le porte ad alcuni grandi interrogativi che mai hanno abbandonato la sua mente. Diventa lecito, essendo scampati a un tragico incidente mortale, chiedersi i motivi per i quali si stia rischiando ancora la vita, normale interpellare la propria religione, come coerente è pensare che tutto andrà per il meglio, ma l’unica regola obbligata a vigere però, fino a prova contraria, deve rimanere quella di non abbassare mai la guardia.

Ci provano i protagonisti di “The Grey” a trovare un senso supremo al loro accaduto, lo fanno con ogni (sterile) mezzo a disposizione, prima di arrendersi al fatto di essere anch'essi vittime di questo mondo ed entrare nella mentalità che per (sopra)vivere bisogna combattere incessantemente senza mai arrendersi. Teoria da pessimismo cosmico che annulla dubbi su qualsiasi tipo di dogma, lasciando ogni essere umano fine a sé stesso e privo di appigli sovrannaturali e trascinando quindi i reduci dell’imparata lezione attraverso un tenebrosissimo finale.

Carnahan realizza un thriller interessato ad andare ben oltre il solito intrattenimento: pretende che il cervello dello spettatore rimanga acceso a ragionare, vuole costringerlo a pensare (e a vivere) nella stessa condizione di inquietudine e angoscia vissuta dai suoi protagonisti. Ciò gli riesce molto bene, rafforzando benissimo quel concetto scaturito in partenza - nel corso della presentazione a regola d'arte fatta al personaggio di Liam Neeson - dove qualcuno aveva già profetizzato a "The Grey" come un film molto più intrigante del previsto.

Al momento questo film NON ha una distribuzione italiana.

Trailer:

Commenti

  1. Sulla mia lista dei film da vedere da un po' di tempo.
    Dopo la tua recensione penso che lo vedrò presto.
    Anche perché ho letto in giro che sua maestà Joe Lansdale ha detto che è un buon film.
    :)

    RispondiElimina
  2. Poi fammi sapere anche il tuo parere !
    :)

    RispondiElimina

Posta un commento